![Ezio Capuano](https://modenasportiva.it/wp-content/uploads/2017/02/Capuano-da-sito-ufficiale-600x381.jpg)
Trecento. Tanti, eppure pochi, bastarono per passare alla storia. Gli stessi del film di Zack Snyder, eroici, stoici, battaglieri. Al Braglia sono gli spettatori della domenica, relativamente pochi eppure sufficienti per il canarino che, nella propria gabbia, si trasforma. Tanti, eppure pochi, bastano per vincere, far sorridere l’Eziolino Leonida, tramutare Popescu in una superba aquila dell’Est. Tanti, eppure pochi, bastano per rendere romantico l’anti-San-Valentino agli unici gialli, lasciando le spine allo sciatto provincialismo e ai denari di Confindustria. È tutto così stupendamente relativo nella vita.
Quando tanti, eppure pochi, semplicemente, bastano.
VOTO 8 per compensazione d’avarizia per il Modena. Compensazione dovuta ad un inizio di stagione in cui lo spettacolo targato Pavan non andava quasi mai oltre lo squallido zero a zero. La morte del calcio, della passione, del tifo. E allora, questa volta, abbondiamo, già che possiamo. Per il condottiero from Salerno, oggi provincia di Sparta, capace di drogare (sportivamente) i canarini quando di scena al Braglia. Dandogli fiducia, almeno un tantino, almeno ora, per le prossime due trasferte. E ricordando che, vincendole tutte in casa fino a fine stagione, il Modena arriverebbe a quota 43. Tanti e sufficienti, aldilà del relativismo, per la salvezza.
Ci mettereste la firma? E tu, Eziolino?
VOTO 9 allo spettacolare gol di Nolé. Anche se un dubbio, nella nostra anima da allenatori non-patentinati a Coverciano, rimane: considerato quanto detto dallo stesso Nolé, è opportuno che uno schema “liberi”, per così dire, un uomo da posizione defilata ed impossibile, indirizzandogli solamente una soluzione “magica”? Vero, domenica è comparso il coniglio dal cilindro, ma forse a volte basterebbe meno, molto meno. Famolo strano.
VOTO 4, ancora, al Carpi. Incapace di ritrovarsi in un’anima ormai decriptata e farraginosa, incapace di dare risposte (pubbliche) degne di nota, incapace di sovvertire pronostici facendo leva sulla buona stella.
La sconfitta a Frosinone, di misura, porta in dote qualcosa di più profondo. Un Castori trafitto dal suo stesso pugnale, da quel risultato che ama (l’uno a zero), dai suoi generali di prima linea. Lasagna ha la testa altrove, Mbakogu è riuscito nell’impresa di farsi espellere vestendo quella “mistica” maglia numero 10 che è stato “costretto” a calzare. Per scaramanzia. E allora, sempre per scaramanzia, sempre perché “non è vero ma ci credo”, suggeriamo al Carpi di parlare di obiettivo salvezza, come nell’annata 2014-2015. Ricordiamo tutti come andò a finire… scaramanzia portami via.
VOTO ZERO SPACCATO a Timo Letschert, tulipano che del fiore rosso ha solo lo stereotipo nazionale. Più che tulipano ricorda un cactus, in verità, ma non ditelo a Di Francesco, che con l’ispido olandese (e con i fiori in generale) non vorrà averci a che fare per un po’. Già, perché farsi cacciare dopo meno di cento secondi è sinonimo di crescita esponenziale… delle scommesse live sul “2” del Chievo. Chievo che, da subito, si trova di fronte un Peluso adattato (male) in mezzo alla difesa, finto come i capelli di Trump.
Poi Roberto Inglese si traveste da comandante inaspettato e conduce i suoi verso la vittoria della quinta guerra anglo-caraibica, scrivendo un nuovo capitolo storico, per la serie “corsi e ricorsi”. Chiamatelo Cromwell. Sarà forse questa la vera sconfitta per Di Francesco?
VOTO DI CONSOLAZIONE allo stesso Eusebio, che stavolta con gli infortuni non può prendersela, ma che vince il premio “Nuvola di Fantozzi”. Mette dentro un difensore per ristabilire l’equilibrio, per quanto possibile, levando dal campo Matri. Dopo meno di cento secondi, gli stessi passati in campo da Letschert, prende il 2-1. L’unica spiegazione? Che il suo centrale avesse improvvisamente casa libera da condividere con la sua dolce metà. Speriamo che non si ripetano i “meno di cento secondi”, almeno. Inconsolabile. (Eusebio, s’intende).
VOTO NOSTALGICO per l’addio di Riccardo Cucchi alla radio. Una voce, una colonna sonora portante, un pezzetto di calcio che se ne va. Un pallone anziano, non antico, che emerge, qua e là, tra i cinesi di Suning e i market pool Uefa. A sprazzi, a scintille, per passione. Sperando che questa, invece, non se ne andrà mai. Sinfonia d’addio.
di Gigi Ferrante
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