
Ha parlato oggi in conferenza stampa il centrocampista del Carpi Malick Mbaye (in foto), 7 presenze in campionato fin qui, condite da un cartellino rosso. Il senegalese si è soffermato sulla propria vita in Emilia e sul momento dei suoi, senza dimenticare lo spiacevole episodio “Mokulu”, ormai sotto i riflettori.
“Non dobbiamo avere fretta. Contro l’Avellino abbiamo fatto tutto per prendere i tre punti, ma è un momento in cui le vittorie non arrivano. Il lato positivo è che non perdiamo, ma giocando come sappiamo torneranno i tre punti”.
Poi il senegalese, dal 2011 in Italia, parla del suo ambientamento: “a Carpi mi sento a casa, sarei potuto restare anche in Serie A, ma con l’addio di Giuntoli è cambiato tutto. I compagni e i tifosi mi vogliono bene. Il mister e lo staff mi considerano come un figlio. È la piazza giusta per me per crescere, lavorare e fare esperienza”.
“Il mio ruolo preferito? Tatticamente mi piace fare da schermo davanti alla difesa come domenica al Cabassi, ma posso fare anche la mezz’ala, come a Vercelli. In panchina soffro, ma le scelte del mister vanno sempre accettate. I troppi falli? Sto cercando di giocare con meno irruenza negli interventi, so che a volte esagero”.
Poi una digressione sulla sua vita calcistica pregressa: “Sono nato a 50 km da Dakar (in Senegal) e sono arrivato in Italia a 16 anni, a Trento, dove abitava mio fratello. Lì ho debuttato in Serie D con mister De Zerbi… e mi vide il Chievo”.
Infine, immancabili in questo momento, le sue considerazioni sulla vicenda Mokulu, attaccante di colore dell’Avellino “beccato” da mugugni razzisti da parte della curva biancorossa… “i nostri tifosi sono educati e rispettosi. Tutto é nato perché Mokulu chiedeva con insistenza un rigore, ma il fallo non c’era. Io non ho sentito nessun coro, ma Usolo qualche fischio…”
di Gigi Ferrante
(foto tratta dal sito ufficiale carpifc.com)