
E’ arrivato sotto la Ghirlandina accolto da un pizzico di scetticismo, ma al pubblico di Modena è bastato poco per apprezzare le qualità di Pablo Granoche, che dalla rete con il Latina ha cominciato a segnare con una continuità impressionante e la sua doppietta contro la Juve Stabia ha contribuito a portare a casa una vittoria importantissima in chiave play off: “Mi mancava il gol, ma i tifosi gialloblu mi hanno sempre sostenuto fin dall’inizio – spiega El Diablo – la cosa più importante è aiutare la squadra, ma per un attaccante segnare è fondamentale”.
Pablo, raccontaci della tua carriera prima di arrivare in Italia?
I primi calci li ho tirati nelle giovanili del River Plate di Montevideo, dove ho anche esordito in prima squadra. Poi, per due stagioni, ho militato nel Miramar Misiones con cui ho anche vinto la classifica marcatori. L’anno dopo sono andato in Messico, prima nel Toluca dove ho anche vinto il campionato, poi sono passato al Veracruz e al Coatzacoalcos.
L’occasione di sbarcare in Italia invece com’è capitata?
Ormai ero convinto di continuare la mia avventura calcistica in Messico, quando il mio procuratore mi ha comunicato che una squadra italiana era interessata a me. La Triestina aveva visto diversi dvd delle mie partite e mi ha fatto fare un periodo di prova, dopodichè mi ha ingaggiato. Appena ho saputo di questa possibilità ho accettato al volo, perchè l’idea di giocare in Italia mi stimolava molto.
Inoltre la tua famiglia è di origine italiana…
Esatto, il mio bisnonno era di Arenzano, un paese in provincia di Genova e per questo motivo ho anche il passaporto italiano.
Partendo dall’Uruguay e arrivando all’Italia passando per il Messico, la vita è molto diversa in queste tre nazioni?
Qui la qualità della vita non ha assolutamente paragone. Io amo la mia terra, ma sia in Uruguay che in Messico non c’è questa qualità e inoltre si sente la mancanza di sicurezza per strada. Per una persona come me che ha moglie e figli quest’ultima è molto importante e qui in Italia per fortuna c’è.
A proposito di moglie, c’è un curioso aneddoto legato alla tua consorte…
Ero appena arrivato al ChievoVerona. In quel periodo non mi era ancora arrivata la macchina e la sera dell’appuntamento mi ha prestato la sua automobile Luca Ariatti e l’amore sbocciò proprio in quell’occasione. Ma sono sicuro che non è dipeso assolutamente dal modello di macchina, anche perchè quella che ho comprato era completamente diversa da quella di Luca.
Tornando indietro nel tempo com’è nata la tua passione per il calcio?
L’Uruguay è un paese dove il calcio è molto sentito e fin da piccoli è normale ritrovarsi con un pallone tra i piedi. Se dovessi fare un paragone con un’altra realtà mi verrebbe subito in mente Napoli. La mia passione è nata giocando per strada, quando ero un tifoso del Penarol, a differenza di mio papà che simpatizzava per il Nacional di Montevideo; due squadre divise da una forte rivalità. Adesso tifo molto di più la squadra in cui gioco, ma la mia infanzia è stata segnata dal Penarol che in quel periodo era estremamente competitivo.
E il tuo giocatore preferito?
Senza ombra di dubbio Gabriel Batistuta, un attaccante esplosivo. Lo ammiro molto e ho sempre cercato di imparare qualcosa da lui, poi mi è sempre piaciuta la grinta che metteva quando scendeva in campo.
Com’è nato il soprannome “El Diablo”?
Me lo diede per primo un giornalista di Trieste quando arrivai in Italia. L’ultima squadra messicana in cui ho giocato (il Coatzacoalcos ndr) aveva la maglia rossa e i giocatori erano soprannominati “i diavoli”. Da lì hanno iniziato ad usare questo soprannome; all’inizio non mi piaceva molto poi mi sono abiutato. Tuttora durante gli allenamenti i miei compagni mi chiamano sempre così.
E poi quando segni in casa dagli altoparlanti dello stadio si sente sempre una certa canzone…
Eh già, neanche a farlo apposta esiste la canzone dei Litfiba intitolata “El Diablo”. Devo dire che fa piacere sentirla, soprattutto se ho appena segnato un gol.
Ti sei ambientato bene a Modena?
E’ una città bellissima e tranquilla. Mi sono trovato bene fin dal primo momento e con i modenesi il rapporto è fantastico. Se poi ci mettiamo anche il buon periodo della squadra non potevo davvero chiedere di meglio.
Fuori dal calcio che passioni hai?
Durante l’estate gioco a tennis, è uno sport che mi piace molto. Altrimenti cerco di passare più tempo possibile con la mia famiglia.
Chi la spunterà tra Italia e Uruguay ai Mondiali?
Mi dispiace per mia moglie e i miei figli ma in quel caso il mio cuore sarà celeste. E’ un girone equilibrato con tre squadre molto forti; se entrambe si qualificano possono andare avanti nel torneo, ma attenzione a non prendere sottogamba la gara contro la Costa Rica.
(foto Vignoli – www.modenafc.net)
FRANCESCO BEDONI
VIVO MODENA 9 APRILE 2014
www.vivomodena.it