PAOLO RICCHI SI RACCONTA, UNA VITA TRA CALCIO E GOLF

L'EX DIFENSORE DEL MODENA CI PARLA DELLA SUA VITA DIVISA TRA PALLONE, MAZZE E PALLINE

Paolo Ricchi (a sinistra) in compagnia di Alberto Pezzuoli sui campi da golf con la maglia della Nazionale

Gianni Togni nella celebre canzone “Luna” dice chiaramente “Tiro due calci ad un pallone e poi chissà”, una strofa che può valere anche per Paolo Ricchi, attualmente in forza alla CDR, dopo una lunga militanza nel Modena Calcio e un anno a Pavullo nella Virtus. Paolo, mi perdonerà la confidenza, di calci al pallone ne ha tirati tanti e ne tirerà ancora molti, ma al contrario della canzone risalente agli anni ’80 ha anche ben chiaro quale sarà il suo futuro. L’ex canarino è un difensore, classe 1987, e oltre a tirare dei calci ad un pallone, è anche un abile golfista. In questa chiacchierata il giocatore della Città Dei Ragazzi ci racconta le sue esperienze da calciatore e da uomo di golf.

Sei modenese e cresciuto nel settore giovanile gialloblù, hai avuto anche l’opportunità di esordire con la maglia della tua città, che ricordi hai dei tuoi anni nel Modena Calcio?
Ho naturalmente ricordi molto belli, io da bambino andavo allo stadio, guardavo le partite dalla curva nel periodo della doppia promozione, era un po’ il mio sogno provare a giocare con quella maglia. E’ stata un’esperienza indimenticabile che mi porterò per tutta la vita, purtroppo è finita troppo presto. La mia speranza era quella di giocare molto più tempo nel Modena e credo che ce l’avrei fatta se non fossero subentrati i guai fisici.

Che emozione hai provato all’esordio in serie B con la Triestina? Correva l’anno 2007 e, pronti via, stavi anche per segnare sotto la Montagnani…..
E’ stata una bella sensazione, ho rischiato anche di fare gol e tutti mi rinfacciano ancora oggi il fatto che ho sbagliato una rete già fatta, ma ci tengo a precisare che non era così facile come tutti sostengono. Fortunatamente abbiamo vinto lo stesso. Mancavano tre partite alla fine e sono entrato al posto di Abate, è stata un’emozione indescrivibile se pensiamo che tutti i miei amici erano allo stadio e io non mi aspettavo assolutamente di entrare. Mister Bortolo Mutti mi diede fiducia, mi buttò nella mischia regalandomi un giorno indimenticabile. Alla fine vincemmo una gara fondamentale per la salvezza.

Senti ancora qualche tuo ex compagno di squadra?
Qualcuno sì, per esempio Francesco Stanco l’ho visto anche qualche giorno fa ed ogni tanto andiamo a cena insieme. Sono cresciuto con lui, siamo buoni amici. Con “Checco” siamo sempre stati compagni di stanza nei ritiri. Vedo spesso in giro per Modena Armando Perna. Ogni tanto sento Andrea Catellani che sta facendo molto bene con lo Spezia.

Chi è l’allenatore a cui sei rimasto più legato nella tua esperienza gialloblù?
Sicuramente l’allenatore che mi ha dato di più è stato Gigi Apolloni, perchè con lui abbiamo ottenuto la storica salvezza di Trieste. Inoltre mi ha dato tanta fiducia, credeva molto in me anche se ero poco più di un ragazzino. C’è da dire che con lui ho giocato tanto, in una stagione ho totalizzato 12 partite e in quella successiva 22. Lui è una persona molto in gamba e sicuramente il mister a cui sono più legato.

Vista la tua lunga militanza nel settore giovanile canarino, c’è qualche tecnico che ricordi con piacere?
Nel settore giovanile ho imparato qualcosa da tutti i mister che ho avuto, facendo un nome in particolare farei un torto agli altri. Ricordo tutti come ottimi allenatori.

Dopo tanti anni hai lasciato il Modena per andare a Pavullo, ci sono state altri motivazioni oltre ai seri guai fisici che ti hanno colpito?
I miei ultimi due anni a Modena sono stati un tormento, era il periodo dove avrei dovuto lanciarmi, ero cresciuto e c’era anche la possibilità di giocare tanto. In quel momento, purtroppo, sono subentrati guai muscolari che poi sono sfociati in problemi di circolazione a livello dei polpacci, mi strappavo sempre.

Ti sei accasato alla Virtus Pavullese, in serie D, che ricordi hai di quell’anno terminato purtroppo con la retrocessione dopo il playout perso con il Riccione?
E’ stato un anno tosto, lo ricordo positivamente perché mi ha fatto crescere tanto. Devo dire che l’amarezza provata in quella stagione è ancora dentro di me. Era una squadra molto giovane, io ero il secondo giocatore più anziano. Erano tutti ragazzi che non prendevano una lira, anzi pagavano loro per venire a a giocare. A Pavullo non davano soldi ed infatti la squadra fallì al termine della stagione. Avevamo un allenatore molto bravo, Bagatti, abbiamo tentato l’impresa ma purtroppo l’abbiamo solo sfiorata. Ricordo che non avevamo campi dove allenarci, utilizzavamo spesso la palestra. E’ stato un anno molto complicato ma, devo dire, che mi è rimasto nel cuore.

Ora giochi nella prima squadra della CDR, come siete messi e che ambizioni avete da qui a fine anno?
Dopo le varie operazioni che ho subito, ero quasi deciso di smettere, di appendere le scarpette al chiodo. Il calcio però è sempre stato nel mio cuore e ho scelto di continuare, sono andato alla CDR. Questa è una squadra di amici, costituita da un gruppo straordinario, siamo una squadra ottima che sta ottenendo una promozione non pronosticata all’inizio dell’anno ma meritatissima. E’ un gruppo forte, ci sono tanti giocatori di valore e non merita assolutamente la categoria in cui sta giocando. Il prossimo anno, promozione permettendo, giocheremo in un torneo di livello superiore che credo che sia più congeniale alla nostra squadra

Segui ancora il Modena?
Non guardo molte partite dei gialli, ho visto solo qualche trasferta. Non vado allo stadio da circa un anno e mezzo ma i risultati li seguo sempre. Sono ancora in contatto con il magazziniere e altri membri dello staff.

Parliamo dell’altro grande sport che occupa la tua vita, il golf….
Ho cominciato a giocare a golf da bambino, ho smesso per dedicarmi al calcio ma a causa dei molti infortuni, non ho potuto correre per un anno e quindi mi sono ributtato sul golf. Questa è per me una grande passione, mi hanno dato l’incarico di curare il settore giovanile del Modena Golf, abbiamo una bella serie di giovani molto promettenti. E’ uno sport che mi prende molto, mi piace giocarlo e mi entusiasma far parte di questo mondo. Lo scorso anno sono andato a fare gli Europei maschili a squadre come capitano della delegazione azzurra. Diciamo che, quando la Federazione ha bisogno, mi chiama e organizziamo delle trasferte.

Il golf, in città, rimane sempre un sport d’élite. Secondo te questo sport si sta diffondendo? Ha ancora margini di crescita?
Io credo fortemente che il Golf possa crescere ancora tanto, è più praticato rispetto a qualche anno fa e il costo di questa attività si sta ammortizzando. E’ un falso mito che questo sia uno sport costoso e d’élite. L’elemento fondamentale che uno deve avere per giocare a golf è il tempo. Soprattutto all’inizio non è facile imparare, se non c’è molta passione è facile smettere subito.

Recentemente sta emergendo il footgolf, sport nato dall’unione di golf e calcio. Conosci questa disciplina? Uno come te mezzo calciatore e mezzo golfista, dovrebbe essere avvantaggiato….
Questo fenomeno si sta diffondendo molto, ci sono molti ragazzi che giocano. Io l’ho provato una o due volte ma è chiaro che io sia più legato o al calcio o al golf, questi due sport fanno più per me. Devo dire che il footgolf è divertente, è un gioco e ci può stare che uno lo pratichi per stare in un bell’ambiente, immerso nella natura a tirare 2 calci ad un pallone. Sicuramente è più immediato da imparare rispetto alle due attività, diciamo così, più classiche.

Paolo, da esperto calciatore e da golfista, dai un consiglio ad un bambino che si appresta a dare i primi calci ad un pallone o ad entrare in un campo da golf per la prima volta…
La prima cosa importante è che uno deve divertirsi a giocare, soprattutto se è un giovane perché è importante per un ragazzino stare in gruppo e divertirsi con gli altri. Ci vuole sempre dedizione, darsi degli obiettivi, lavorare ogni giorno per raggiungere un risultato.

Cosa vuol fare Paolo Ricchi da grande?
Questa è una bella domanda, mi vedo bene sia nel calcio che nel golf. Ora sto finendo di laurearmi, il mio primo obiettivo quindi è quello di finire gli studi della specialistica il più in fretta possibile. Poi, dove ci sarà più bisogno, io sarò a disposizione. Mi piacciono molto entrambi gli sport e c’è la possibilità di fare bene sia nell’uno che nell’altro quindi per ora non scelgo.

Di Filippo Mattioli