Uggioso, cupo, amaro, eppure ecologico. Il primo week-end di febbraio si presenta così, senza troppi complimenti ai meteoropatici e ancor meno a chi ha vissuto (e vivrà) domeniche di sport modenese, pallonaro e non. Senza farci fermare ordinanze green e boicottando i super controlli in centro città, arriviamo al Mapei per tempo. Sarà proprio lì che il canarino viene fermato dalle teste quadre, mentre alle altre della piramide geminiana non va eccessivamente meglio (volley compreso).
Uggioso, cupo, amaro. Così ci ha detto buongiorno febbraio. Ma su col morale: se non altro, è il mese più corto di tutti.
VOTO 6 d’incoraggiamento per il Modena. Sconfitta con la Reggiana nel derby-tabù, ma con una prestazione più vicina al pareggio. Il Modena brillante nella ripresa contro il Teramo non si ritrova. Sarà colpa delle sedie, questa volta assenti negli spogliatoi di Reggio.
Nota di merito, invece, a Gigi Pavarese. Piuttosto che starsene in panchina tranquillo farebbe jogging alle 9 di sera, e alla seconda partita post-inibizione viene nuovamente espulso. Coerente.
VOTO 7 ad Eziolino. L’Antonio Conte nostrano voleva sfatare l’anatema reggiano. Ci ha provato, ma gli uomini che ha a disposizione devono ancora diventare “scrofe assatanate” quanto basta. Ci riuscira’ quanto prima, se lo seguiranno. Sublime nelle interviste, coriaceo, alla portata di tutti. Anche nel vocabolario. Ha fatto ricredere tanti modenesi incancreniti.
Non che fare meglio di Pavan fosse troppo complicato, certo. Ma lo stratega di Salerno c’è, e piace. Anche alla torcida (pare).
Antonio Conte è solo un Eziolino un po’ più fortunato.
VOTO 4 al Carpi che si perde nell’anima nello stesso uggioso, cupo ed amaro pomeriggio di cui sopra. Un altro derby, meno sentito, ma comunque derby, al Cabassi dinanzi al Cesena. Un Cesena derubato all’Olimpico in settimana che trova il modo di rifarsi contro un Carpi capito, studiato, appreso. Un Carpi anche monotono, nelle dichiarazioni (ora capite perché ci piace Eziolino?), che sa affiggersi su sé stesso gli unici epiteti del vocabolario castoriano: grinta e cuore. Ma ora basta. Monotonia portami via.
L’unica compagine a saper nuotare sott’acqua è il Sassuolo. VOTO 7 agli uomini di Di Francesco che sanno reagire al nichilismo juventinizzato della scorsa settimana e sgambettano un Genoa specchio del fallimento della A a 20. Tre vittorie nelle ultime quattro riportano i neroverdi a vedere con ottimismo primaverile questo uggioso, cupo ed amaro weekend di febbraio. O forse tre vittorie nelle ultime tre, visto che contro la corazzata di Torino (e no, non è la torino granata…) il Sassuolo non è mai sceso in campo, vinto da un vago misticismo remissivo. Lo diciamo noi? No. Lo hanno detto proprio loro in settimana. Tra le righe. Filosofia piastrellista.
VOTO 1 alla classe arbitrale. Che non sia facile giudicare un intervento ad alta velocità in un istante, questo non si mette in dubbio. Che non sia facile gestire 22 omaccioni che pur di averla vinta su un fallo a metà campo si venderebbero la madre al mercato, pure. Certo è che certe sviste, scintille iniziali di strascichi peggiori (vedi espulsione Capuano-Pavarese), sono spesso spia di una preparazione solo teorica alla cui base manca un’esperienza “da campo”. E una personalità “da uomo”. Quanto successo a Reggio è solo una micro cellula di quel che accade ogni maledetta domenica a Torino, a Bologna, a Roma. Rispetto sì, ma a volte… che rimbambiti!
VOTO MENO DIECIMILA ad un fattaccio occorso sui campi del dilettantismo modenese. Durante una partita di seconda categoria, purtroppo non rinviata in una domenica di parziale riposo, la squadra “Bazzanese” trova il gol del pareggio a tempo scaduto contro “La Miccia”, formiginese. Nulla di strano, succede spesso. Non succede mai, però, che un giocatore (della stessa Bazzanese) si rivolga verso un avversario con urla razziste, prima di porgere platealmente il saluto nazista. Avete letto bene. Il saluto nazista. Se sia peggio già tutto ciò o l’arbitro, il quale dopo varie consultazioni decide di insabbiare il fattaccio per evitare ripercussioni, non lo sappiamo. Ma di sicuro il silenzio non è la strategia corretta, mai. Specie se utile ad aggirare le leggi ordinarie. Che rimbambito. (Di nuovo).
di Gigi Ferrante
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