
Il Giro d’Italia, nelle sue 101 edizioni (quella di quest’anno è la 102ª), ha sempre attraversato la nostra penisola raccontandone le storie, i luoghi e le persone. E di storie ne ha scritte anche tante, alcune davvero indimenticabili, che si sono tramandate nella memoria degli appassionati di questo sport. Lo stesso vale per Modena e la sua provincia. Più volte, anche su questo sito, abbiamo raccontato che proprio sulle strade del nostro Appennino Fausto Coppi diventò il Campionissimo, così come dell’impresa a Pian del Falco di un ancora semi sconosciuto Josè Manuel Fuente. Ma di queste storie ce ne sono anche altre, magari meno note, ma altrettanto interessanti. Come ad esempio, la spettacolare volata che vide protagonisti Alfredo Binda e Domenico Piemontesi, lunedì 28 maggio del 1928, nella prima, storica, occasione in cui la Corsa Rosa arrivò a Modena, quasi 20 anni dopo la sua nascita, avvenuta nel 1909.
Si trattava della nona frazione del 16° Giro d’Italia, con partenza da Pistoia e traguardo fissato in Piazza d’Armi, l’attuale Novi Park, dopo 206 km di un percorso reso difficile dalle impegnative salite dell’Abetone e del Barigazzo. Era ancora un ciclismo eroico, con biciclette pesanti e strade sterrate, in cui le auto al seguito della corsa sollevavano spesso un polverone che metteva in difficoltà gli atleti. Piazza d’Armi, quel giorno, era affollatissima in ogni ordine di posti e gli atleti, una volta entrati sul circuito dell’ippodromo, dovevano percorrerne un giro e mezzo per concludere la gara. Alla fine la tappa si risolse con una volata combattutissima che vide come principali attori i due grandi protagonisti di quel Giro, Alfredo Binda e Domenico Piemontesi. Binda, in maglia rosa, sembrò avere la meglio, ma Piemontesi, con un colpo di reni, riuscì ad anticiparlo sul traguardo per pochi centimetri. Lo stesso velocista novarese, un anno prima, aveva trionfato nella Milano-Modena, una corsa in linea che dal 1906 aveva il suo traguardo finale proprio in Piazza d’Armi.
Nel 1928, Modena ospitò la corsa rosa per tre giorni, con un giorno di riposo prima della partenza, sempre da Modena, della frazione successiva. Il podestà Sandonnino organizzò anche un grande ricevimento nel Palazzo Comunale per festeggiare la prima volta in città della Corsa Rosa, ma gli atleti alla fine lo disertarono preferendo riposarsi e recuperare le forze prima della decima tappa che li avrebbe portati da Modena a Genova. Alfredo Binda, alla fine riuscì, a portare la maglia rosa fino a Milano e a conquistare il suo terzo Giro d’Italia. Domenico Piemontesi invece, in classifica, non arrivò nemmeno tra i primi dieci, ma in compenso riuscì a conquistare ben cinque successi di tappa, uno solo in meno dello stesso Binda.
La Corsa Rosa manca dalle nostre strade dal 2016, anno in cui ci fu un arrivo in quota a Sestola, la 10ª tappa, vinta in solitario dall’abruzzese Giulio Ciccone, davanti al russo Ivan Rovnyj, arrivato a 42”, e al colombiano Atapuma, giunto dopo 1’ 20”. Il giorno successivo, la partenza era fissata a Modena e la Modena-Asolo, interamente pianeggiante, vide la vittoria in volata di Diego Ulissi davanti ad Amador e al lussemburghese Jungels.
(GB)