
In più di 100 anni il Giro d’Italia ha regalato spesso delle storie straordinarie, storie di fatica, di sudore, di imprese che nessuno avrebbe potuto immaginare. Una di queste ha per protagonista un corridore di Pavullo, Romeo Venturelli, talento cristallino che non è riuscito ad ottenere i risultati che avrebbe potuto. Nel suo primo Giro d’Italia da professionista però, quello del 1960, riuscì a compiere l’impresa di battere a cronometro il grande Jacques Anquetil, uno che sulle prove contro il tempo ha costruito gran parte dei suoi successi, e di strappargli la maglia rosa, anche se solo per un giorno.
Era il 20 maggio del 1960. Dopo la tappa d’esordio della 43ª edizione della Corsa, la Roma-Napoli vinta in volata da Dino Bruni, si correva la prima delle quattro cronometro in programma, la Sorrento-Sorrento di 25 km. Un percorso strano con tredici km di salita dura sui tornanti nel bosco del Monte Faito e dodici di pericolosa discesa con curve a gomito e tratti di pavè. Venturelli inizia la tappa senza fare riscaldamento, cosa che nessuno naturalmente consiglia. A metà salita ha 15 secondi di ritardo dal favorito Anquetil, distacco che aumenta a 36” sulla cima.
Al traguardo il successo di Anquetil è dato ormai per scontato e il francese viene chiamato sul podio per la consegna della maglia rosa. Ma nè lui nè gli organizzatori hanno fatto i conti con “Meo” che si butta in discesa a velocità folle, recupera tutto lo svantaggio e arriva al traguardo con sei secondi in meno del francese. La maglia rosa è sua, tra lo stupore generale e l’entusiasmo di uno che di imprese ne ha compiute tante, ‘Ginettaccio’ Bartali.
Il giorno dopo Anquetil si riprenderà la maglia, ma la straordinaria discesa di Venturelli resterà per sempre nella storia.
(GB)