Non ci ha messo molto Agostino Garofalo ad entrare nei cuori dei tifosi del Modena con la sua generosità in campo e la sua esperienza data dalle oltre 200 presenze in serie B. L’esterno sinistro campano, ha segnato contro il Carpi su calcio di punizione la sua prima rete in maglia gialloblu, andando poi a raccogliere gli applausi dei tifosi sotto la curva con una gran corsa per tutto il campo. Per conoscere meglio un giocatore diventato importantissimo sia in campo che nello spogliatoio ripubblichiamo un intervista uscita su Vivo il 9 ottobre del 2013.
Agostino, quando è nata la tua passione per il calcio?
Da bambino molto piccolo. Quando avevo due anni, dice mia mamma, prendevo sempre la pallina in mano e le davo i calci in casa. Per questo mi soprannominavano ‘pallino’. Poi a cinque sono andato alla scuola calcio a Pompei, dove allenava mio zio, il fratello di mia mamma. Anche lui aveva giocato, arrivando fino alla Primavera del Napoli. I primi calci al pallone li ho tirati proprio nella Virtus Pompeana.
Tu sei nato a Torre Annunziata, una realtà dove non è facile crescere…
E’ un posto dove devi tenere gli occhi bene aperti fin da bambino, devi saper scegliere le amicizie. Lì si cresce un po’ prima che da altre parti. Io sono stato fortunato, ho passato l’infanzia in un parco con i nonni materni e l’amicizia è stata molto importante. Sono cresciuto con dei bravi ragazzi e lo sport mi ha aiutato molto. Oltre alla scuola, ero preso dal calcio e non sono stato tanto per strada come altri ragazzi, alcuni dei quali purtroppo si sono persi.
Per che squadra tifavi da ragazzino? Avevi un giocatore preferito?
Tifavo Napoli, ma mi piaceva molto Del Piero, lo stimavo come giocatore e come persona, sempre umile e disponibile. Avevo il suo poster in cameretta.
Il settore giovanile dove lo hai fatto?
Dopo Pompei passai alla Rinascita di Torre del Greco, un’altra scuola calcio, e lì feci il provino con la Salernitana che mi prese. A Salerno ho fatto tutta la trafila fino all’esordio in prima squadra. Già a 13 anni vivevo da solo e anche questo aiuta a formarti e a capire meglio cos’è la vita del calciatore. Stare lontano dai tuoi cari non è facile, però io mi rendevo conto che quella era la mia strada.
A Salerno hai incontrato due persone importanti, Beppe Cannella e Zeman…
Il direttore mi fece il primo contratto da professionista e mi mandò a farmi le ossa a Nocera. Mister Zeman invece mi fece debuttare in serie B a soli 18 anni.
Poi sono arrivati gli anni di Grosseto…
In Maremma sono stato quattro stagioni. La prima, con allenatore Max Allegri, perdemmo la finale play off di C1 col Frosinone. Quella successiva invece arrivò la promozione in B, storica per il Grosseto. Con il presidente Camilli ho avuto qualche problema dal punto di vista contrattuale e sono finito due volte fuori squadra. Lo devo però ringraziare perchè mi ha dato la possibilità di continuare con il calcio dopo il fallimento della Salernitana.
E la serie A?
Ho esordito a Siena, in un Siena-Livorno. Un sogno per ogni giocatore di calcio. Spero di tornarci, magari proprio con il Modena.
Quando sei arrivato a Modena hai chiesto a Cannella di trovarti una casa in centro. Ti piace vivere la città?
Si e questo è soprattutto merito di mia moglie, io prima ero più portato a trovare una sistemazione tranquilla in periferia. Devo dire che mi trovo molto bene.
Hai dei figli?
Due, Stefano di 7 anni e Chiara di 5. Il più grande al momento sembra interessato ad altre cose rispetto al calcio, anche se ultimamente gli piace fare il portiere. Carlo Pinsoglio gli ha regalato un paio di guanti.
Hai qualche hobby particolare?
Mi piace pescare. A Fanano ci sono andato con il mio amico Francesco Prandini. Lui per il momento però è più bravo.
Lasciato il calcio cosa farai?
Vorrei restare nel calcio, è l’unica cosa che so fare davvero.
GIOVANNI BOTTI
www.vivomodena.it
(Foto Vignoli – www.modenafc.net)