
Ecco le prime parole di Carlo Rivetti come nuovo Presidente del Modena, e di suo figlio Matteo, che invece coprirà il ruolo di Direttore Generale.
Carlo Rivetti (Presidente): “Sono quasi 40 anni che lavoro nel modenese. Come famiglia abbiamo costruito una realtà importante. Da qui viene la volontà di costruire un progetto che coinvolga Modena e il territorio. Vogliamo puntare sui giovani, che sono il futuro del paese. Vogliamo costruire un progetto importante: vogliamo salire il più presto possibile, portando il Modena dove merita. Non ci fosse stato Sghedoni oggi non saremo qua: è merito di Kerakoll se la società è costruita così. Abbiamo idee chiare e voglia di costruire un progetto importante. Parlare di futuro non è facile, perché la situazione è fluida: non si sanno quando riapriranno gli stadi, nè in quale girone saremo. Non compreremo Ronaldo o Lukaku, ma vogliamo costruire una società con valori importanti. Abbiamo avuto l’impagabile fortuna di incontrare dei galantuomini, ed è merce rara. Vogliamo lavorare: io e la mia famiglia non vogliamo fare soldi. Investiremo sulla squadra, sulla società e sulle strutture. La società è quella che permette alla squadra di fare al meglio. Se lavoreremo insieme allora potremo ottenere dei risultati. Io come Presidente penso più al progetto che al risultato finale, anche se è fondamentale. Il più segnale di continuità sia quello che Sghedoni rimarrà Presidente Onorario del Modena. E’ per me un piacere e un onore, grazie a tutti. Mio nonno è stato presidente del primo scudetto del Torino, i miei figli giocano tutti a calcio, mia figlia è capitana di calcio nella sua scuola. La prima mia azienda è stata sponsor dell’Italia campione del Mondo nell’82. Sono stato a Madrid, a Pasadena e a Berlino. Il calcio è sempre stato una parte della mia famiglia. La trattativa? Non c’è mai stata una vera e propria trattativa. Ci siamo incontrati e ci siamo subito trovati in sintonia. Noi siamo venuti a vedere una partita a Modena: non avevo mai visto una stadio così caldo. E’ questa passione che ci ha spinto a prendere questa decisione. I ruoli del ds e dell’allenatore? La situazione è ancora fluida, stiamo lavorando. Nei prossimi giorni scioglieremo le riserve. Come mai non mi sono avvicinato prima? A metà degli anni ’80 sono diventato presidente di una squadra di hockey su ghiaccio. E’ stata un’avventura incredibile che mi ha avvicinato ancora di più al mondo dello sport. Prima non c’erano le condizioni: non avevamo le risorse finanziarie per supportare un progetto del genere. Adesso ci sono state una serie di operazioni che ci hanno permesso di fare questo passo. Il centro sportivo? Oggi ho incontrato il sindaco e l’assessore allo sport: non voglio dare l’impressione di quello che arriva e cambia tutto. Calma. Noi abbiamo delle idee e le porteremo avanti. Ovvio, avere un centro sportivo e chiamarlo la casa del Modena e aprirlo a tutti, è un progetto che ha senso. Ci stava pensando anche la scorsa proprietà. Non ho ancora parlato con le autorità, gli impegni si prendono solo dopo aver parlato con le persone competenti. I modelli? Sassuolo, Atalanta, Udinese e Empoli sono modelli da seguire. Ma non solo in Italia, ma anche all’estero: guardate il Villareal. L’umiltà è fondamentale, impari dagli altri e poi cerchi di fare del tuo. Io sono contrario all’equazione che se un imprenditore è bravo nel suo lavoro allora è bravo a gestire anche una società sportiva. Il marchio Stone Island non c’entrerà nulla”.
Matteo Rivetti (Direttore generale): “La passione per il calcio è nata da quando ero bambino. Per anni in famiglia c’è sempre stata la voglia di entrare in questo mondo. Quando abbiamo incontrato la famiglia Sghedoni e c’è stata quest’occasione l’abbiamo presa al volo. A livello di staff sportivo le decisioni verranno prese nei prossimi giorni. La società è strutturata molto bene e non abbiamo intenzione di cambiare le persone che ci lavorano. Compatibilmente con gli altri impegni sarò spesso in società“.
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