
E’ il 1° aprile del 2001. Al 90’ di Reggina-Udinese, con i calabresi in avanti alla ricerca del pareggio, il portiere amaranto si porta in attacco per l’ultimo assalto e, su un calcio d’angolo, riesce ad anticipare tutti di testa mettendo il pallone in rete. La partita finisce 1-1. Quel portiere era Massimo Taibi, attuale responsabile del settore giovanile del Modena. “Da ragazzino volevo fare l’attaccante – racconta Taibi – e l’ho fatto fino ai 12 anni. Ero bravo, giocavo con quelli più grandi. Mi spinsero a fare un provino con l’Amat, la squadra del quartiere. Loro mi dissero che gli mancava solo il portiere e io accettai, più che altro per avere la tuta e la borsa della squadra. Il portiere mi piaceva farlo in spiaggia. Li era un’altra cosa e durante i primi allenamenti ridevano tutti”.
E dopo cosa successe?
Tornai a fare per un anno l’attaccante, poi a quindici anni sono entrato come portiere negli Allievi Regionali della Cosmos Palermo. A livello provinciale e regionale vincemmo tutto, compreso un torneo internazionale ad Acireale dove c’erano squadre come Milan e Avellino. In questo modo siamo entrati nel mirino di società professionistiche siciliane. Io, dopo vari provini, fui ingaggiato dal Licata di Zeman che era in C1 e, quasi subito, fui promosso terzo portiere.
Con il Licata hai esordito in serie B…
Si, è stato l’anno successivo, in una partita molto importante contro l’Ancona dei vari Lentini e Garlini. Pareggiammo 1-1 ma io feci un grosso errore prendendo gol sotto le gambe.
Al Milan come ci sei arrivato?
Il Licata mi cedette al Trento in C1, dove feci un anno straordinario conquistando salvezza e nazionale di serie C. Per questo mi comprò il Milan come terzo portiere e, successivamente, cominciò a mandarmi in prestito. Prima al Como in C1, poi al Piacenza, al quale, il terzo anno, mi cedette del tutto per poi riacquistarmi due stagioni dopo.
A Venezia, nel 1998, hai conosciuto Walter Novellino. E’ cambiato il mister da allora?
Non più di tanto. Forse, e l’ho detto anche a lui, è un po’ più riflessivo. Non esageratemente però… Lui è una persona vulcanica e un grandissimo allenatore, uno che sa mettere le squadre bene in campo, oltre ad essere una persona onesta.
Hai giocato anche nel Manchaster Utd. Che esperienza è stata quella inglese?
Quando ci sono andato non era ancora il calcio inglese di adesso, non c’era la cultura della preparazione dei portieri. C’erano bei campi, belle atmosfere, ma non era il campionato straordinario di oggi. Col Manchester ho vinto la Coppa Intercontinentale e contro il Liverpool sono stato considerato il migliore in campo. Poi ho fatto anche un paio di partite non buone e hanno deciso di sostituirmi.
L’attaccante e il difensore più forti che hai visto in carriera?
L’attaccante certamente Van Basten, con cui ho anche giocato. I difensori Baresi e Maldini.
Tu abiti a Modena, ma non hai mai giocato nel Modena. Come mai?
Sono stato sposato con una ragazza di Modena per 20 anni. L’ho conosciuta a Bologna mentre facevo il militare e lei studiava. Così mi sono trasferito qui e anche i miei figli sono modenesi. Col Modena non c’è mai stato nessun approccio. Non so se casuale o voluto, perchè giocare nella squadra della propria città è sempre un rischio.
Nel Modena però ci sei entrato due anni fa come responsabile del settore giovanile…
Si, una volta smesso di giocare mi sono preso un anno sabbatico e ho girato il mondo per vedere il calcio con occhi diversi da quelli del giocatore. L’allenatore non l’avrei mai potuto fare. Stare dietro venti “teste matte” non faceva per me. Poi il presidente della Rubierese, che è un amico, mi ha chiamato a fare il ds. Due anni lì, uno a Montebelluna, poi l’occasione di entrare nel Modena.
Che situazione hai trovato?
Non facile. Abbiamo ereditato un settore giovanile con diverse problematiche per squadre e staff. Ad esempio c’era solo un osservatore storico che poteva fare ben poco. Ho dovuto sistemare l’organigramma e poi, pian piano, andare alla ricerca di qualche ragazzino. I risultati si stanno vedendo, anche in classifica. Besea, un ragazzo del ‘97, si allena regolarmente con la prima squadra e penso che presto esordirà.
A gennaio sei stato anche uomo mercato al fianco di Caliendo…
Si, da gennaio faccio anche il direttore in prima squadra. Le trattative le portiamo avanti sia io che Caliendo. Avere di fianco uno che conosce il calcio come lui è molto importante. Questo non vuol dire però che abbandonerò il settore giovanile. Nel calcio moderno, il manager credo debba avere uno sguardo su entrambi i settori.
GIOVANNI BOTTI
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