L’Italia esordisce stanotte nel Mondiale brasliano contro l’Inghilterra. Chi in casa gialloblu l’ambiente Azzurro lo conosce bene è Simone Barone, attuale tecnico della Primavera canarina e campione del Mondo nel 2006 con la Nazionale di Marcello Lippi.
Barone, se le dico Germania 2006, cosa mi risponde?
E’ stata la soddisfazione più importante di tutta la mia carriera. Già da due anni ero nel gruppo di Lippi e il mio obiettivo era quello di entrare nei 23 convocati che sarebbero andati in Germania. Per riuscirci ho fatto tanti sacrifici e una volta che ho ricevuto la convocazione mi sono prefissato l’obiettivo di scendere in campo durante i Mondiali, cosa successa con Repubblica Ceca e Ucraina. E’ stata un’avventura bellissima ed emozionante, ero in una nazionale con tantissimi campioni, forse tra le più forti di sempre. Vincere quel Mondiale è stata una grande soddisfazione anche perché arrivava a poca distanza dallo scandalo di Calciopoli che aveva minato la credibilità del nostro calcio.
Come ci si prepara per una competizione come il Mondiale?
I 23 convocati finali solitamente fanno già parte del giro della Nazionale da parecchio tempo, ad esempio noi del 2006 ci conoscevamo benissimo e poi c’erano dei campioni che sapevano preparare al meglio questo tipo di competizioni. Molto dipende anche dalla condizione fisica e mentale, ma la cosa fondamentale è quella di creare un gruppo unito, come quello che trionfò otto anni fa. Pensi che ancora oggi le mie più grandi amicizie sono legate al Mondiale tedesco.
Quali erano le principali caratteristiche del vostro gruppo?
Ogni giorno ci sentivamo più forti e consapevoli di poter fare qualcosa di veramente importante. I meriti vanno soprattutto a Lippi e agli input che ha saputo trasmetterci.
C’è un aneddoto in particolare che ricorda?
Ogni sera, dopo cena, restavamo tutti insieme. C’era chi giocava a carte, chi guardava la tv e chi come me e Buffon passava le serate a giocare a ping-pong. Eravamo due malati di questo sport. Sembrava di essere all’interno di un piccolo villaggio, c’era tanta voglia di stare insieme.
E l’Italia edizione 2014 come la vede?
La nostra Nazionale è sempre una squadra importante. Probabilmente, soprattutto nella fase a gironi, avrà qualche difficoltà ad adattarsi al clima brasiliano, ma sono convinto che sarà tra quelle che arriveranno fino in fondo.
Tra Uruguay e Inghilterra chi teme di più?
Sono entrambe ottime squadre, ma per il potenziale offensivo mi viene da dire l’Uruguay. Attenzione però a non sottovalutare il Costa Rica, ai Mondiali non si può dare per scontata una vittoria.
Lei ha avuto Prandelli come allenatore a Parma. Che ricordo ha di lui?
Al mister devo tantissimo, a Parma ero in una squadra con tanti giocatori importanti e sono stato tra i titolari per due anni. Mi sono tolto diverse soddisfazioni e Prandelli mi ha fatto crescere sia come giocatore che come uomo. E’ un allenatore che insegna tantissimo. Già all’Europeo ha dimostrato di essere la persona giusta per la Nazionale.
Lei allena i giovani, che giudizio da del Belgio e della sua linea verde?
La selezione belga può essere una delle sorprese del torneo e sulla carta è una grande squadra, ma molti dei suoi elementi sono al loro primo Mondiale e un po’ peccano in esperienza. Ma il loro progetto è molto interessante.
Chi alzerà la Coppa in Brasile?
Mi viene da dire i padroni di casa, ma oltre a loro vedo bene anche Spagna, Germania, Argentina e ovviamente Italia.
Di Francesco Bedoni