GIACOMO AGOSTINI E L’AERAUTODROMO DI MODENA

Trentotto anni fa, il 21 marzo del 1976, in quello che ora è il Parco Ferrari, si corse l’ultima gara motociclistica all’Aerautodromo di Modena, la cosiddetta “Piccola Indianapolis” e a trionfare fu un certo Giacomo Agostini, un pilota che in carriera può vantarsi, tra le altre cose, di essersi laureato Campione del Mondo per 15 volte, record che ad oggi nessun pilota di motociclismo è riuscito ad eguagliare. Oggi, in occasione del 38° anniversario di quella gara, ripubblichiamo l’intervista proprio al grande Agostini, realizzata per il numero di Vivo del 23 marzo 2011.

Agostini, come mai la gara di Modena ogni anno era sempre così attesa?
L’ appuntamento modenese era l’apertura europea a livello di gran premi (era valida solo per il campionato italiano, ndr) e dopo il periodo di inattività invernale, tutti aspettavano questo gara per poter ricominciare a correre. Sia noi piloti che il pubblico, dopo quattro mesi di sosta, non vedevamo l’ora di rituffarci nel mondo delle gare di motociclismo.

Quali erano le caratteristiche del circuito?
Era una pista particolare, non molto lunga e con poche tribune ma, proprio per le sue dimensioni, si poteva vedere tutto il tracciato e non solo singole porzioni. Uno dei sorpassi più belli della mia carriera l’ho fatto a Renzo Pasolini proprio a Modena; all’ultimo giro ho tentato una grande staccata all’interno e sono riuscito ad avere la meglio. E poi su quel circuito ho ottenuto anche la mia prima vittoria europea in sella alla Yamaha.

Come rispondeva il pubblico modenese?
Era eccezionale. Mi ricordo ancora che un anno c’era talmente tanta gente che i poliziotti dovettero chiudere i cancelli alle undici di mattina. A Modena il pubblico è sempre stato molto competente ed entusiasta.

Ha mai avuto occasione di visitatare la nostra città?
Certamente. Quando correvo a Modena facevo sempre un giro per le strade del centro. Devo dire che mi è sempre piaciuta molto come città, anche per il calore della gente e per l’ottima cucina e mi ricordo che andavo sempre da Fini e dalla Bianca a mangiare i tortellini. Li ho sempre amati e prima di tornare a casa mi fermavo a comprarli in una delle botteghe del centro.

Nel 1976 all’Aerautodromo si è ritirato nella classe 350 e ha vinto la 500; ha sempre detto che l’ Mv 350 era una moto eccezionale, ma con dei problemi di affidabilità…
La 350 aveva un motore molto tirato che purtroppo dava dei piccoli problemi, ma per stare al passo con la concorrenza giapponese dei propulsori a due tempi, dovevamo trovare sempre nuove soluzioni.

In questa zona, oltre al circuito, c’erano anche ottimi piloti come ad esempio l’indimenticato Walter Villa. Lei che lo ha conosciuto che ricordo ha di lui?
Meraviglioso. Walter Villa era una persona stupenda, un grande pilota e un grande tecnico, bravissimo nella messa a punto della moto. Era veramente una persona squisita, sempre col sorriso. Per me è stato un onore averlo conosciuto e aver lottato con lui.

A Modena vinse la sua ultima gara in assoluto, sorpassando a metà corsa un giovane Lucchinelli…
Anche lui è stato un grande pilota. Quella fu una bellissima gara, in cui dimostrò tutte le sue doti, che poi ha sfruttato nel migliore dei modi vincendo il mondiale della classe 500 nel 1981 con la Suzuki.

Il campionato italiano era molto seguito e non mancavano anche grandi piloti stranieri, come ad esempio Read e Hailwood. Come mai c’era così tanto interesse?
C’erano tanti piloti italiani molto validi, poi era possibile invitare anche piloti stranieri, che però non potevano prendere punti. In questo modo diventavano quasi delle gare del Motomondiale. Era un campionato in cui tutti noi volevamo fare bene. Io per primo e nella mia carriera mi sono aggiudicato quel titolo per ben 18 volte, direi che non mi posso proprio lamentare…

FRANCESCO BEDONI