25 anni fa, a Imola, moriva Ayrton Senna. Una data nefasta, quella del primo maggio, per tutti gli appassionati di Formula Uno. Per l’occasione ripubblichiamo un articolo uscito nel 2014 su modenasportiva.it e firmato da Francesco Bedoni che ripercorreva quello che è stato definito il “weekend nero della Formula 1”. Buona lettura.
C’è una data simbolo nella Formula 1 moderna, è quella del 1 maggio del 1994 giorno in cui Ayrton Senna interruppe la sua corsa alla curva del Tamburello sul circuito di Imola. Domani saranno esattamente 20 anni e quello del brasiliano è stato l’ultimo decesso nel mondo della Formula 1. Da allora nel circus sono state introdotte misure di sicurezza sempre più elevate e anche incidenti spettacolari come quello di Kubica nel 2007 a Montreal hannno fortunatamente lasciato il pilota illeso. Ma sul circuito del Santerno non perse la vita solo Ayrton, anzi forse la sua morte si poteva evitare a causa del decesso di un altro pilota il giorno precedente: Roland Ratzenberger. Ma chi era costui? Era un pilota austriaco, nato a Salisburgo il 4 luglio 1960 e quello di San Marino sarebbe stato il terzo gran premio a cui prendeva parte nella sua carriera.
Correva per la Simtek Ford, una di quell scuderie che dal nulla si presentano in Formula 1 e che dopo qualche anno non trovi più schierate sulla griglia di partenza. Per Ratzenberger il campionato del 1994 era iniziato con una mancata qualifica nel Gp inaugurale del Brasile e con un buon undicesimo posto in Giappone, risultato assolutamente positivo se si pensa che sia il pilota che il team erano al loro debutto. Al weekend a cavallo tra la fine di aprile ed il primo di maggio l’austriaco ci arrivò consapevole della difficoltà di ripetere la buona gara disputata sul tracciato di Aida, ma con la voglia di mettersi in gioco, anche perchè nei team minori bastavano due e tre gare sbagliate e si veniva immediatamente silurati, lasciando spazio a qualcun altro che magari portava in dote qualche munifico sponsor.
Venerdì 29 aprile si inaugura la tre giorni di motori a Imola con le classiche prove del venerdì e già dal quel giorno si capiva che non sarebbe stato un weekend come gli altri. Il ventiduenne Rubens Barrichello, alla guida della Jordan motorizzata Hart, è protagonista di un incidente spettacolare a velocità elevata e dalle immagini si pensa subito al peggio, ma il tempestivo intervento dei soccorsi farà si che il giovane brasiliano se la cavi con una costola incrinata, una frattura del setto nasale, un braccio fasciato e una leggera amnesia. Ma il sabato le cose non vanno allo stesso modo… Roland Ratzemberger sale sulla sua Simtek numero 32, vuole a tutti i costi abbassare il tempo, anche se l’1.27.584 poteva essere sufficiente per qualificarsi alla gara del giorno dopo. I piloti però non si accontentano mai, d’altronde su dei bolidi capaci di raggiungere i 300 e passa km/h come si fa ad accontentarsi, come si fa a non voler cercare il limite a tutti i costi? E’ questo il loro mestiere: correre, accelerare, frenare all’ultimo e magari vincere… Roland inizia il suo giro lanciato, la Simtek urla, fa sentire a tutto il pubblico il motore Ford tirato al limite, esce dal Tamburello e affronta il rettilineo che precede la curva dedicata ad una leggenda, un mito della Formula 1: Gilles Villeneuve. Ma nella sua Simtek c’è qualcosa che non va, si è rotta l’ala anteriore e Ratzenberger non riesce più a curvare schiantandosi a 306 km/h contro un muro. L’illustre sconosciuto (per molti era ancora tale) perde immediatamente conoscenza e la decelerazione dopo l’impatto gli procura una frattura della base cranica. In tv si vedono immagini inquietanti; la carcassa della Simtek ruota su se stessa e la testa di Ratzenberger oscilla mollemente all’interno dell’abitacolo, seguendo in maniera innaturale le giravolte della monoposto. Arrivano i soccorsi, praticano immediatamente un massaggio cardiaco e caricano l’austriaco sull’elicottero che lo porta all’Ospedale Maggiore di Bologna dove muore dopo 7 minuti dal suo arrivo.
Esattamente 20 anni fa, il 30 aprile del 1994. La notizia arriva anche ad Imola, Senna è visibilmente turbato, preferisce non continuare le qualifiche, ma riesce comunque a mantenere la pole position. La Formula 1 però è sotto schock, la nuova generazione non ha mai visto la morte in pista, perchè l’ultimo a morire durante una gara è stato Riccardo Paletti nel Gran premio del Canada del 1982, sono passati quasi dodici anni e lo sport si sa che tante volte ha la memoria corta. Più vicino a livello temporale il decesso di Elio De Angelis, ma quelli erano test privati e non erano trasmessi in mondovisione. Se Senna è in pole position, c’è un pilota che si è qualificato in ultima posizione ed è Roland Ratzenberger, alla fine quel famoso 1.27.584 bastava per qualificarsi. Nelle ore successive si discute sul fatto di correre oppure no e c’è chi preferirebbe non prendere parte alla corsa, ma alla fine prevale il classico “the show must go on” e la domenica si corre. La scuderia Simtek non vuole partecipare e ritira anche David Brabham, ma alla fine Ecclestone li convince a schierare la monoposto superstite.
Alla partenza c’è subito un grave incidente che coinvolge la Lotus di Lamy e la Benetton di JJ Lehto. Entrambi i piloti escono illesi ed è necessario l’ingresso della Safety Car. Pulita la pista la gara ricominciò e Senna mantenne la prima posizione, girando velocissimo. Le prime due gare della sua avventura in Williams erano state contrddistinte da altrettanti ritiri e il brasiliano voleva riscattarsi a tutti i costi e ironia della sorte dopo il Gp del Pacifico in classifica aveva 0 punti, proprio come Ratzenberger. Al quinto giro però la Williams numero 2 nell’affrontare la curva del Tamburello (sempre lei) non riesce più a sterzare e Senna si schianta contro un muro. La cellula di sicurezza però risponde bene, sembra che il brasiliano da un momento all’altro si alzi dalla monoposto, costretto al terzo ritiro consecutivo. Addirittura Senna muove la testa immediatamente dopo l’impatto, ma sarà anche l’ultimo movimento. Il medico ufficiale di gara, il dottor Sid Watkins (l’alter ego di quello che è il dottor Costa nel motociclismo), prova a liberargli le vie respiratorie praticandogli una tracheotomia e cerca di tamponare l’emorragia, perchè il puntone di una sospensione ha ceduto e gli ha trafitto il casco e lo ha colpito nella regione del lobo frontale. Il tre volte Campione del Mondo viene caricato sull’elicottero e compie la stessa tratta che ha fatto Ratzenberger il giorno precedente. Alle 18.40 del 1 maggio del 1994 viene annunciato che Ayrton Senna era morto, ma il referto medico indica come ora effettiva del decesso le 14.17, quando Senna era ancora nel circuito del Santerno. Indagini e processi accerteranno che l’incidente di Senna avvenne a causa della rottura del piantone dello sterzo (modificato nelle ore precendeti al Gran Premio) che impedì al brasiliano di curvare al Tamburello.
Ma torniamo un attimo al momento dell’impatto fatale. In quel momento al box c’è una Larrousse che ha qualche noia tecnica e il pilota all’interno dell’abitacolo non sa che cosa è successo a qualche curva di distanza. Risolti i problemi viene dato il via libera a Erik Comas che si lancia furiosamente in pista, con la volontà di recuperare terreno e perchè no di bissare il sesto posto della gara precedente. Ma lui non sa che la gara è stata sospesa e che in mezzo alla pista ci sono diversi soccorritori. Comas arriva al Tamburello e miracolosamente riesce a frenare in tempo, evitando una carneficina. Appena il pilota francese si accorge di quello che è successo, scende dalla sua monoposto e si ritira. Ha appena visto Senna e per lui la gara è già finita, senza aspettare la decisione dei commissari di squalificarlo per essere entrato in pista nonostante la bandiera rossa (peccato che nessuno tra box e direzione di gara lo abbia avvisato di quello che stava accadendo in quel momento in pista…). Ma perchè Comas ha reagito così? In fondo i piloti sanno che nel loro mestiere ci sono questi rischi. Per avere una risposta bisogna tornare indietro di due anni, quando nel Gran Premio del Belgio si stanno correndo le prove libere. Comas ai tempi correva sulla Ligier e durante le prove libere fu protagonista di un grave incidente. La sua vettura andò a sbattere contro le barriere e il francese perse conoscenza, mentre il motore era ancora acceso. In situazioni come quelle il rischio era che la monoposto esplodesse, ma proprio in quel momento stava passando Senna che, resosi conto della situazione, non esitò a scendere dalla McLaren e a correre in aiuto del collega. Per prima cosa spense l’auto e poi mise la testa di Comas in una posizione più “naturale”, salvandogli di fatto la vita. Il 1 maggio del 1994 Erik Comas arriva troppo tardi per ricambiare il favore a Senna e decide che la Formula 1 non è più il suo mondo. Terminerà a fatica la stagione e anni dopo affermerà: “Ayrton è arrivato in tempo per salvarmi la vita, io non ci sono riuscito…”.
FRANCESCO BEDONI