ANDREA SARTORETTI DA RE DEGLI ACE ALLA SCRIVANIA

Gli appassionati di pallavolo lo ricordano come “Sartorace”, per i suoi servizi potenti che spesso portavano il punto. Andrea Sartoretti ha costruito una straordinaria carriera soprattutto su questo fondamentale ed è tutt’oggi il recordman degli ace del campionato italiano. Un anno e mezzo fa è tornato a Modena come Ds per contribuire a riportarla in alto. Ripubblichiamo un’intervista uscita su Vivo Modena qualche settimana fa in cui “Il Sarto” parla di se, della sua carriera e della nuova stagione gialloblu. Proprio a Modena diversi anni fa vinse il suo unico scudetto “Era la stagione 1996-97 – ricorda – c’era un gruppo eccezionale e credo che quel successo sia stato il culmine del lavoro di una squadra che voleva vincere il più possibile. Quell’anno infatti conquistammo anche Coppa Italia e Coppa dei Campioni. Modena è, per la pallavolo, la più importante città italiana e forse non solo e vincere qui è davvero speciale”.

Chi era l’allenatore quell’anno?
Iniziò Daniele Bagnoli che però, dopo poco, fece un incidente in autostrada e dovette fermarsi. Tra i dirigenti c’era Franco Bertoli e fu direttamente lui a sostituirlo.

Torniamo un po’ indietro. Quando ti sei innamorato di questo sport?
Tantissimi anni fa a Perugia. Avevo 12 anni e dopo aver provato diversi sport, pallacanestro, sci, tennis, nuoto e anche un po’ di calcio, mi avvicinai alla pallavolo grazie a un gruppo di amici. Iniziai nella squadra della parrocchia a Monteluce, poi a 17 anni mi trasferii a Citta di Castello in A2 e, dopo tre campionati, a Ravenna in A1. Avevo 20 anni e ho giocato fino a 38.

Il movimento del tuo servizio ricordava, per certi versi, quello di John McEnroe. L’aver giocato a tennis ti è servito in questo tuo fondamentale?
Un po’ probabilmente si. Tra l’altro McEnroe era uno dei miei idoli sportivi da ragazzino. Il servizio era un fondamentale che mi piaceva molto e che ho cercato di perfezionare negli anni.

A livello di Nazionale hai vinto tutto. In quegli anni vi è mancata solo l’Olimpiade, una sorta di tabù…
Purtroppo si, in quegli anni eravamo un gruppo che non mollava mai e che cercava sempre di vincere torneo dopo torneo, ma l’Olimpiade l’abbiamo persa due volte da favoriti. Nel ‘96 ad Atlanta in finale con l’Olanda e nel 2000 a Sidney in semifinale con la Serbia nell’unica nostra sconfitta di tutta l’estate. Ad Atene invece in finale non eravamo favoriti e ricordo che, con i compagni che erano stati con me anche nelle altre occasioni, ci dicemmo: ‘le altre volte eravamo favoriti e abbiamo perso. Chissà che quest’anno che non lo siamo non sia la volta buona’. Invece il Brasile rispettò il pronostico.

Quali sono stati i giocatori più forti contro cui hai giocato?
Avendo giocato tanti anni ci sono stati diversi periodi. Ad inizio anni 2000 ad esempio, giocare contro Milijkovic, l’opposto serbo, era parecchio complicato. Più tardi il Brasile di Giba e, negli ultimi anni della mia carriera, Juantorena.

E’ cambiata molto la pallavolo dai tuoi inizi ad oggi?
La rivoluzione più grossa è stata il passaggio dal ‘Cambio Palla’ al ‘Rally Point’ che ha reso il nostro sport più spettacolare ed equilibrato. Poi pian piano il gioco si è velocizzato, soprattutto nelle alzate più che nelle schiacciate. Infine nei primi anni ‘90 si trovavano al massimo 1 o 2 giocatori per squadra che battevano in salto. Oggi lo fanno quasi tutti.

Al di fuori dello sport cosa ti piace fare?
Amo molto leggere e lo faccio nel raro tempo libero. E poi ho due figli, uno di 19 anni e uno di 12, e cerco di dedicare del tempo anche a loro.

Come valuti questa nuova Superlega?
Il livello mi sembra buono, anche rispetto agli ultimi anni. Le prime otto o nove squadre sono state allestite piuttosto bene e lo dimostra il fatto che le italiane sono tutte ancora in gara nelle Coppe Europee. Ci sono comunque alcune cose da migliorare. Innanzitutto il numero dispari delle squadre, 13, che non è un granchè. E poi dovremmo cercare anche di ottenere più visibilità per il nostro sport.

Dopo la vittoria della Coppa Italia, siete diventati la squadra da battere…
Lo scenario è questo. Inizialmente non eravamo tra le primissime favorite anche se noi sapevamo di avere una buona squadra. Ora siamo diventati la squadra favorita, ma sappiamo benissimo che i nostri avverarsi non sono facili da battere.


L’avversaria più pericolosa per i play off?

Secondo me Macerata.

(G.B.)