
Il più giovane allenatore della massima serie della pallavolo italiana siederà sulla panchina della Liu Jo Modena: stiamo parlando di Alessandro Beltrami, classe 1981, che nonostante l’età anagrafica vanta un bagaglio di esperienze non indifferente. Cresciuto a Chieri come vice allenatore di un modenese Doc come Giovanni Guidetti ha iniziato proprio a Chieri la sua carriera da allenatore nel 2009/10 con la formazione B2, mentre l’anno successivo alla guida della formazione di A2, l’ha portata nella massima serie dopo una entusiasmante cavalcata. Beltrami è reduce da un anno positivo con il Castelmaggiore che, sotto la sua guida, ha disputato un campionato più che buono da neopromosso.
Mister Beltrami, qual è stato il primo approccio con la città e quali sono le sue aspettative?
Modena è un ambiente che, pur non avendolo vissuto in prima persona, un po’ già conosco. So che è una piazza molto esigente con aspettative importanti e una società organizzata. Un ambiente dove la pallavolo è molto radicata nel territorio. Personalmente sono emozionato dalla possibilità che mi è stata data, è l ‘occasione della vita per me, senza dubbio. Se si fa sport lo si fa per arrivare più in alto possibile, quindi devo sfruttare questa occasione, mi aspetto di crescere e migliorare. E’ è per me l’opportunità di vedere se riesco a mettermi alla prova e raggiungere obiettivi molto più alti rispetto a quelli ai quali ero abituato.
Lo scorso anno la Liu Jo, causa anche diversi infortuni, non ha raggiunti gli obiettivi sperati. Cosa bisogna fare secondo lei per arrivare ad ottenere i risultati che sono mancati lo scorso anno?
Non voglio dare giudizi. Se qualcuno giudicasse il lavoro di una mia squadra senza averlo vissuto mi irriterei e la stessa cosa vale per Modena. L’anno scorso ho affrontato la Liu Jo da avversaria e già si capiva che era una squadra con molta qualità. Fino a Gennaio tra l’altro ha veramente espresso una pallavolo di altissimo livello. La ricetta per me è una sola: lavorare tanto, specialmente nelle squadre giovani. Lavorare su diversi aspetti fondamentali, come la difesa e il contrattacco. La qualità della squadra però, senza dubbio, c’è ed è un’ottima base di partenza per lavorare.
Per quanto riguarda il mercato, cosa dobbiamo aspettarci?
È ancora troppo presto per parlare di mercato. L’importante è mettersi subito a lavorare e anche i possibili acquisti andranno comunque visionati sul campo.
Parliamo di lei: il più giovane allenatore della massima serie.
Quali sono le difficoltà per un giovane allenatore in Italia?
L’abitudine, spesso veritiera, è che, essendo giovane, vieni sempre considerato con poca esperienza, senza tenere conto in realtà delle esperienze che hai già fatto. Non penso di essere “arrivato” perché c’è sempre qualcosa da imparare, ma negli ultimi 10 anni ho avuto un bagaglio di esperienze e conoscenze importanti ed ho allenato in prima persona. Ho ancora tanto da imparare, ma ho già buone basi.
Ora lei sta allenando la juniores tedesca, che differenze ci sono con i giovani italiani?
Si avverte molto la differenza di qualità. In Germania c’è più fisicità, le ragazze sono più alte e più forti, ma manca una scuola di allenatori come quella italiana e non c’è una cultura del lavoro nella pallavolo. E’ per questo che la juniores italiana è qualitativamente più forte. Ma la juniores tedesca è nata con l’idea di iniziare un percorso per portare buone giocatrici nelle nazionali maggiori e in questo le competizioni aiutano.
MARCO MELLI