PALLAVOLO, L’INTERVISTA AD ANDREA “LUCKY” LUCCHETTA: “MODENA PROTAGONISTA NELLA SECONDA PARTE DI STAGIONE”

Autentica leggenda della pallavolo italiana e appartenente alla famosa “Generazione di Fenomeni”, ora è la voce in tv del volley. Parliamo di Andrea “Lucky” Lucchetta, telecronista per Rai Sport ma anche grande ex giocatore del primo Modena di Velasco. Insieme abbiamo parlato del Mondiale appena concluso e dell’imminente Superlega.

Lucchetta, mi puoi tracciare un bilancio sul Mondiale appena concluso?
E’ sotto gli occhi di tutti l’incapacità da parte dell’Italia di alzare l’asticella nei momenti caldi, quando conta davvero. C’eravamo illusi con l’argento olimpico, ma anche durante gli scorsi europei, gli azzurri hanno perso contro squadre, magari meno talentuose, ma molto ben preparate tecnicamente da coach esperti. Questo Mondiale ha dimostrato che stare alla finestra, sperando nel risultato degli altri, non serve a nulla. La Polonia campione, invece, ha fatto l’opposto rispetto a noi: ha giochicchiato all’inizio e nella prima partita con la Serbia, per entrare in condizione e misurare gli avversari; poi quando è stata ora di cominciare a fare sul serio, ha iniziato a giocare. Il loro successo è merito sia di un grande lavoro delle giovanili, che in quattro anni ha prodotto i giocatori che hanno rinforzato la squadra, e di quello dell’allenatore, che ovunque sia andato con le Nazionali ha fatto bene. Inoltre coach Heynen è stato capace di recuperare mentalmente un giocatore come Bartosz Kurek, reinserendolo nella stesso sistema che l’aveva espulso quattro anni prima, facendolo giocare pensando prima al bene del colletivo. In definitiva il Mondiale è stata una grandissima occasione persa dal punto di vista mediatico, ma non per quanto riguarda l’aspetto tecnico, perché la squadra non ha la costanza di rimanere ad alti livelli: ai nostri giocatori manca il giusto bagaglio tecnico per competere con gli avversari, e su questo devono lavorare tanto. Il fatto stesso di chiedere costantemente l’aiuto e l’incitamento del pubblico, denota una scarsa capacità di comprendere che si vince o si perde solo grazie alla propria forza.

Che Superlega ci dobbiamo aspettare quest’anno?
La Superlega è un campionato unico al mondo, che mette a disposizione dei giocatori tutti gli strumenti necessari per lavorare ed alzare notevolmente l’asticella. Il problema però è la mancanza di schiacciatori-ricevitori che giochino titolari nei rispettivi club: questo non permette alla Nazionale di impostare una nuova programmazione e di aggiungere nuovi elementi. Ci sono poi due squadre allestite apposta per provare a vincere la Champions League (Perugia e Civitanova n.d.r.); al di sotto di questi due team, invece bisogna lavorare tanto.

E Modena invece?
Modena ha una rosa molto interessante, ma bisogna dare tempo a Velasco e Cantagalli di poter lavorare e creare la giusta alchimia. A mio avviso Cantagalli doveva tornare prima come allenatore a Modena perché possiede grandi capacità. Vedo dunque i canarini come protagonisti nella seconda metà della stagione. L’anno scorso, durante il weekend di Supercoppa, Zaytsev cambiò radicalmente il suo modo di giocare: ora arriva a Modena, con tanta voglia di picchiare sempre più forte.

Nello sport moderno i giocatori sono anche grandi comunicatori. Che cosa avresti fatto se avessi avuto a disposizione i social moderni durante gli anni della “Generazione di Fenomeni”?
Esattamente ciò che sto facendo ora. Quello che è successo negli anni ’90, quando venivamo scortati fuori dai Palazzetti come i “Take That”, non ha mai intaccato il mio lavoro in palestra, né le scelte che feci. Non essendoci i social abbiamo fatto ciò che abbiamo fatto perché eravamo uomini veri e soprattutto avevamo la capacità di giocare con e per la gente, di far sentire tutti i tifosi parte di quella maglia.

Tu lavori da anni con i bambini, a che età si può cominciare a imparare a giocare?
Per i più piccoli è stato inventato lo “Spikeball”, il gioco della schiacciata, che permette loro di divertirsi e di imparare fin da subito il gesto della schiacciata. Lavoro con 25 mila bambini l’anno di età compresa dalla scuola materna fino alle scuole medie. Finalmente si è cancellato la parola “Mini”, che era molto riduttiva, e ora c’è la possibilità di creare davvero gli schiacciatori di domani. Questo è il mio obiettivo.

 

MA

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