RUGBY CARPI A.S.D, LA PALLA OVALE NELLA CITTA’ DEI PIO

Il rugby è uno sport dalla tradizione antica e dai valori profondi, ma approda nella città di Carpi solo nel 2009. La società Rugby Carpi A.S.D. nasce per volontà di Matteo Casalgrandi attuale presidente e grande appassionato della palla ovale, che in questa intervista ci parla della sua società e del rugby in generale. “E’ stato un vero sogno riuscire a dare a Carpi la sua prima squadra di rugby – ci spiega Casalgrandi – ma non sarebbe stato possibile senza la grinta di tutti coloro che mi hanno aiutato a realizzare questo ambizioso progetto”.

Com’è strutturata la vostra società?

Il Carpi Rugby inizialmente offriva solo corsi per bambini dai 5 ai 12 anni. Ma Dopo 5 anni la strada percorsa è tanta, e ad oggi abbiamo sviluppato diversi settori. Naturalmente sono rimasti i corsi per i più piccoli, ma in più disponiamo di un team under 14 e della prima squadra, composta da giocatori con più di 18 anni. Inoltre quest’anno, per la prima volta, la squadra maggiore partecipa ad un campionato amatori e per l’anno prossimo stiamo già pensando di iscriverci al campionato federale.

Per i curiosi e per chi volesse provare, il rugby è uno sport per tutti? A che età si può iniziare?

Assolutamente si. Spesso ci si immagina il tipico giocatore di rugby come un armadio a due ante, ma in realtà questo sport è così ampio che necessita di giocatori dai fisici differenti. Naturalmente c’è bisogno di personaggi dalla stazza imponente in determinati ruoli, ma servono anche fisici più agili o più longilinei. Anzi, spesso bambini che non trovavano spazio in altri sport, nel rugby lo hanno trovato assieme a diverse soddisfazioni. Per chi invece pensasse che il rugby non sia adatto ai più piccoli, spieghiamo che il contatto fisico inizialmente è quasi assente, ma si tratta di un vero e proprio gioco ripensato per i bambini.

Quindi il rugby si può o no considerare uno sport violento?

Naturalmente il contatto esiste. Ma quando si inizia a fare sul serio si è molto preparati fisicamente, proprio per evitare di colpire o farsi colpire in modo sbagliato. Ai giocatori si insegna fin dalle prime lezioni a non farsi male e soprattutto a non fare male, attraverso dinamiche di gioco che contrastino l’avversario senza causargli danni. Come se non bastasse il regolamento è molto severo ed ogni irregolarità viene duramente punita sia in campo che durante gli allenamenti. Infine anche le statistiche dimostrano come il rugby sia uno sport in cui non ci si infortuna di più che in altri come il calcio, il basket ecc…

Nel rugby si sente spesso parlare del Terzo Tempo, in cosa consiste di preciso?

Il terzo tempo è probabilmente uno dei tratti più caratteristici del nostro sport. In pratica è il momento, a fine partita, in cui giocatori e avversari si ritrovano (spesso a mangiare), e capita di frequente che si aggiungano anche le tifoserie di una squadra e dell’altra in un vero e proprio spirito di divertimento e aggregazione.

Come vede il futuro del Rugby in Italia?

Tutto dipende dai nostri giovani. In Italia il rugby potrà crescere se ci sarà la pratica giovanile e la consapevolezza che non esistono solo gli sport di cui parlano continuamente in tv. Da parte nostra spesso andiamo nelle scuole per far conosce il rugby ai più piccoli. Ma servirà anche il supporto delle imprese, che ci dovranno aiutare a far crescere questo sport dai grandi valori. Infatti, per far capire le difficoltà che dobbiamo affrontare, ancora non disponiamo di un campo regolamentare e quando giochiamo in casa in realtà è come se fossimo in trasferta.

FRANCESCO PALUMBO

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