
Dopo aver passato una stagione piuttosto difficile, la PSA Modena ha deciso di non iscrivere la squadra al campionato e di puntare soltanto sul settore giovanile, almeno per il momento. Di questo e altro abbiamo parlato con il Presidente Oreste Vassalli.
Presidente, ci spieghi la decisione di rinunciare all’iscrizione della prima squadra al campionato di serie C silver…
È stata presa perché non avevamo più una prima squadra composta esclusivamente da giocatori modenesi. Percìò, non potendo più percorrere questa strada, abbiamo deciso di non iscriverci, ripartendo dalle giovanili. Anche l’aspetto economico è stato determinante per decretare questa difficile scelta. Ripartiremo dunque l’anno prossimo, con una nuova squadra composta da ragazzi cresciuti nelle nostre giovanili.
Quindi quest’anno vi concentrerete solo su giovanili e mini-basket?
Esattamente. I numeri per creare qualcosa di importante ci sono, visto che abbiamo raggiunto il tetto massimo di ragazzi. Ad oggi abbiamo diciassette gruppi, per un totale di circa duecento ragazzi. Inoltre quest’anno si sono aggiunti anche altri sessanta nuovi aspiranti giocatori. Purtroppo a Modena mancano strutture adatte ad ospitare un così elevato numero di ragazzi, nonostante il movimento del basket stia crescendo, come del resto in tutta Italia.
Che cosa è andato storto la passata stagione?
Durante il campionato alcuni ragazzi hanno preferito scendere di categoria. Percìò ci siamo trovati in difficoltà; abbiamo pure ingaggiato giocatori stranieri per cercare di spronare i nostri a migliorarsi, ma non ha funzionato. Una squadra di atleti “mercenari” a Modena non ha senso, perchè ci sono pochi tifosi e poco seguito.
A tal proposito, come si costruisce un movimento della pallacanestro in una città come Modena, circondata da due grandi realtà come Bologna e Reggio Emilia?
Ci vuole tanta pazienza e molto lavoro. Rispetto a quando cominciammo nel ‘97, i numeri sono aumentati parecchio. Come accade nelle altre grandi realtà sportive cittadine (calcio e pallavolo), ci dovrebbe essere una squadra di riferimento, che faccia da traino per il resto del movimento. Inoltre bisogna ammettere che c’è poca collaborazione tra le società del territorio.
Oltre a quelle fisiche, che caratteristiche devono avere i ragazzi che si avvicinano alla pallacanestro?
Innanzitutto bisogna che siano abituati a faticare e che abbiano la voglia di lavorare e migliorarsi sempre. In questo sport l’approccio mentale giusto è fondamentale. Dopo tanti anni sono arrivato a constatare che il talento incida molto meno rispetto alla mentalità. Purtroppo però adesso i tempi sono cambiati. I ragazzi di oggi non conoscono il piacere di afforntare il lavoro, che li permette poi di raggiungere risultati importanti.
Avete un regolamento interno legato al rendimento scolastico dei vostri allievi?
Abbiamo introdotto la pagella di gioco. Se i nostri ragazzi collezionano insufficienze durante l’anno scolastico, allora vengono esonerati dalle partite fin quando non avranno recuperato i brutti voti. Allo stesso tempo però possono partecipare agli allenamenti, per non perdere contatto con il resto del gruppo. In questo modo i ragazzi sono maggiormente stimolati a recuperare le insufficienze. Sono rari i casi in cui la famiglia non comunica l’andamento scolastico del proprio figlio.
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