Fondata nel lontano 1983, il Rapid Nonantola è una delle maggiori squadre di pallamano della provincia di Modena. Attualmente i rossoblù occupano la prima posizione del Girone B di A2, in coabitazione con il Parma. Di questo inizio di stagione importante e delle difficoltà di fare pallamano in Italia, abbiamo parlato con il mister Luca Montanari.
Mister, era uno dei vostri obiettivi ad inizio stagione puntare al primo posto?
All’inizio era difficile valutare questo campionato, essendo nuovo e composto da un gruppo di squadre retrocesse dall’A1 e un altro gruppo di formazioni importanti di A2. Perciò diventava quasi empirico focalizzare un obiettivo preciso. Noi venivamo da una stagione importante, essendo usciti dalla semifinale play-off per accedere in A1. Vista la rosa a disposizione ci aspettavamo di trovarci nella parte a sinistra della graduatoria, nonostante il grosso problema del campo.
Cioè?
Siamo vagabondi. Al momento non abbiamo un campo fisso dove allenarci e giocare: in settimana lavoriamo in tre campi diversi e disputiamo le partite in un quarto. Per cui non è semplice gestire logisticamente questa situazione. Però devo fare i complimenti ai ragazzi: invece che creare problemi hanno trovato soluzioni.
Che squadra avete allestito?
Abbiamo pressochè mantenuto invariata l’ossatura di squadra dell’anno scorso e a questa abbiamo aggiunto qualche nuovo elemento. Al momento, però, è impossibile pronosticare dove ci troveremo fra qualche mese, visto che abbiamo disputato solo un terzo del campionato.
Com’è il livello del campionato quest’anno?
Ci sono alcune squadre che hanno iniziato piano, ma adesso stanno cominciando a venire fuori; poi ci sono alcune corazzate, capaci di rifilare venti gol di scarto a partita, e infine ci sono le classiche mine vaganti. Noi abbiamo raccolto i punti che ci meritiamo: forse ne abbiamo lasciato uno di troppo contro il Romagna, gestendo male un vantaggio nel finale, ma poi ci siamo rifatti vincendo a Bologna contro il 2 Agosto. E’ un campionato di livello medio alto, con molte partite decise sul filo del rasoio. Bisogna preparare ogni match come se fosse uno scontro diretto.
Cosa ne pensa dei continui cambi di regolamento dei campionati in Italia?
Prima o poi era normale tornare ad un campionato unico. Il problema è stato quello di accelerare troppo questo processo, forse sarebbe servito un passaggio intermedio: si è passati da trenta squadre in A1 la passata stagione alle quattordici di quest’anno. Però i problemi principali della pallamano in Italia sono senza dubbio i costi troppo elevati e la mancanza di visibilità. Ma ci sono anche alcuni lati positivi: per esempio l’Emilia Romagna è la migliore in Italia a livello di giovanili.
Cosa deve fare la pallamano per emergere?
Innanzitutto dovrebbe tornare ad essere insegnata nelle scuole. La pallamano è uno sport che piace tanto ai ragazzi, però non essendo trasmesso in televisione bisogna farglielo provare di persona. Qui da noi i ragazzi al massimo devono fare 20 km per andare a giocare nelle giovanili di una società, in certe aree d’Italia anche 200. Perciò non si può pensare in grande se prima non si risolveranno queste piccole cose.
A Modena e provincia, però, c’è una grande tradizione di pallamano…
Io ho 53 anni e fin da quando ero piccolo a Modena ci sono sempre state squadre di pallamano. Il Modena è rinata dalle ceneri della vecchia società, Nonantola è da più di trentacinque anni che ha una squadra, mentre Carpi probabilmente ha cominciato prima; Rubiera ha sempre avuto una tradizione importante e infine quando ero giovane giocavo spesso pure contro il Casalgrande. Noi siamo dei privilegiati, perché lavoriamo in una realtà in cui è facile far pallamano, anche a livello giovanile.
Quali sono le caratteristiche che deve avere un giocatore di pallamano?
Il nostro è uno sport per tutti: non bisogna per forza essere molto alti o grossi. Inoltre la pallamano ti appassiona subito, perchè è dinamica, veloce e, essondici i cambi volanti, non ci sono titolari o panchinari.
MA
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