A volte i sogni che si hanno da bambini, quando ancora si calcia il pallone nel classico campetto dell’oratorio, possono diventare realtà. E’ quanto è successo a Giancarlo Corradini che, partendo dalla San Francesco di Sassuolo, è arrivato a vincere uno scudetto, una Coppa Uefa e una Supercoppa Italiana con il Napoli di Maradona. Ripubblichiamo oggi l’intervista all’ex terzino di Torino e Napoli uscita nel numero di Vivo dello scorso 19 marzo. “Vincere lo scudetto era il mio sogno di quando ero un ragazzino, che vedeva i campioni nelle figurine ed era già innamorato del pallone – racconta Corradini – pian piano ti trovi coinvolto in situazioni importanti e la voglia di far bene ti porta a traguardi che ti permettono di entrare nella storia di questo sport”.
Che significato ha vincere uno scudetto a Napoli?
E’ l’unico campionato che ho vinto nella mia carriera di giocatore e l’ho sempre definito come la costruzione di una casa. La prima giornata è come la costruzione delle fondamenta e ogni settimana che passa vedi la casa prendere forma. Una volta che è terminata ti rendi conto di quello che si è riusciti a fare. Poi vincerlo in una piazza come quella partenopea è sempre qualcosa di emozionante, di indescrivibile.
Torniamo indietro di qualche anno, dove ha iniziato a giocare a calcio?
I primi calci li ho dati all’oratorio di San Francesco a Sassuolo e da lì sono arrivato nel settore giovanile neroverde. Con la squadra sassolese ho esordito giovanissimo in Serie D. Il calcio di allora era molto differente rispetto a quello di adesso e non erano necessarie grandi doti tecniche.
A chi si ispirava da ragazzino?
In famiglia eravamo tutti tifosi dell’Inter e a rigor di logica i miei modelli non potevano non essere dei giocatori nerazzurri. Da difensore qual’ero mi piacevano molto Tarcisio Burgnich e Nazzareno Canuti.
Con il Napoli ha anche vinto la Coppa Uefa…
In quegli anni la Uefa era una sorta di mini Coppa dei Campioni, visto che ci giocavano le seconde, terze e quarte classificate dei campionati europei. Quell’anno incontrammo squadre molto forti e per assurdo il turno più facile fu proprio la finale contro lo Stoccarda.
Le malelingue dicono che quella finale fu condizionata da fattori esterni. Lei cosa risponde?
Quando ci sono degli sconfitti le polemiche non mancano mai. Semplicemnte abbiamo dimostrato di essere superiori alla compagine tedesca in entrambe le partite.
Lei ha avuto la fortuna di giocare con Maradona. Com’era fuori dal campo?
Tutti quanti eravamo legatissimi a Diego, una persona eccezionale. A volte dava fastidio il fatto che non si presentasse agli allenamenti, ma in quel periodo è stato l’unico a Napoli ad assumersi grandi responsabilità verso la città e i tifosi.
La sua esperienza nello staff tecnico della Juventus?
In bianconero ho passto otto anni tra settore giovanile e prima squadra. E’ stata una grande esperienza che mi ha permesso di crescere, ma ho sempre avuto il desiderio di fuggire per mettere in pratica quello che avevo imparato.
Con la Juventus ha anche conquistato una promozione in Serie A…
Nella mia vita ho sempre vissuto situazioni estremizzate e rispetto agli scudetti vinti in bianconero coem membro dello staff tecnico, quel campionato me lo sento molto di più mio. Ero il vice di Didier Deschamps e credo che sia stata una delle annate più difficili nella storia della Juventus, perchè dopo Calciopoli si doveva ricostruire tutto da zero.
Che ne pensa di Calciopoli?
La mia idea è che in quel momento c’erano stati atteggiamenti non corretti da parte della dirigenza juventina, ma che non avevano influito più di tanto sul campo. In quegli anni la squadra più forte era la Juventus di Capello. Il processo e le condanne sono state soprattutto una cosa mediatica.
Che giudizio da al campionato del Sassuolo?
Purtroppo questa estate la vittoria del Trofeo Tim ha fatto credere a qualcuno che la squadra fosse attrezzata per la Serie A e da lì ci sono state delle scelte sbagliate sul fronte del mercato. Credo che richiamare Di Francesco sia stata la scelta giusta, ma anche l’ex tecnico del Pescara è stato esonerato in un momento in cui alla squadra serviva una scossa importante, che purtroppo non è arrivata. Con tre punti in più la classifica dei neroverdi non sarebbe così negativa, ma adesso si fa davvero dura.
Segue anche Modena e Carpi?
Assolutamente si. Il Carpi da neopromossa sta facendo un ottimo campionato, mentre il Modena mi sembra più altalenante, ma tutto sommato anche per i canarini il mio giudizio è positivo.D’altronde per gli uomini di Novellino l’obiettivo dichiarato è la salvezza.
A fine anni Settanta si immaginava un futuro in A per i Neroverdi?
A quell’epoca era impensabile, ma ai giorni nostri se si hanno dietro persone con coraggio, programmi e soldi si può arrivare ovunque. Ai miei tempi le tradizioni nel mondo del calcio contavano molto di più.
FRANCESCO BEDONI
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